Archivio per la categoria ‘Atari’

Atari 800XL

Pubblicato: giugno 24, 2011 in Atari
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From atarimuseum.com

The Atari 800XL was the third version of the Atari 8-bit line of computers introduced in 1983.   The system contained a full 64K of memory, had all the standard VLSI chips (Antic, GTIA, Pokey, PIA) and was in a smaller and more compact design.   The keyboard was good, not as good as the 1200XL keyboard, but it had a solid feel to it.   The cartridge port had been move to the top center of the system and used special metal spring loaded doors to allow the insertion and removal of ROM cartridges.   This system of spring loaded doors also kept dirt and objects from falling into the cartridge slot when it was not occupied.    Overall the system is basically a cost reduced Atari 800 with a fuzzier picture.   The system came with built-in diagnostics and a HELP key.     The OS was still slightly incompatible with many original Atari 400/800 software titles, but Atari began to distribute a “Translator” disk which would load up a 400/800 compatible OS into memory so that the 800XL could support those programs.    A never version of the 800XL was being readied called the 800XL-F which included the new “FREDDY” memory management chip that would have allowed for more use of free memory for programs and geater use of graphics by the “ANTIC” video processor. (altro…)

Atari 1040ST

Pubblicato: giugno 24, 2011 in Atari
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Espansioni e accessori

4Mb Ram

1gb Hard Disk SD (Ultra Satan)

 

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

L’Atari ST[1] è una famiglia di home/personal computer dell’Atari Corporation commercializzati dal 1985 al 1993.

Il primo modello della famiglia Atari ST ad essere commercializzato, l’Atari 520ST, è stato presentato nel gennaio 1985 al Winter Consumer Electronics Show e commercializzato a partire dal giugno 1985.

Introduzione

L’Atari ST era un home computer di seconda generazione, basato sul processore Motorola 68000, equipaggiato con 512KByte di RAM (o più, a seconda dei modelli) e dotato di un floppy disk da 3.5″. Per molti aspetti, come l’interfaccia grafica a finestre, il mouse ed il già citato processore Motorola 68000, l’Atari ST era simile ai ben più costosi Apple Macintosh ed al Commodore Amiga.

L’Atari ST riuscì inizialmente ad imporsi nel mercato degli home computer di seconda generazione, poiché uscì prima del suo diretto rivale: il Commodore Amiga. Inoltre, l’Amiga 1000 (il primo computer della serie Amiga) disponeva di 256 KByte di RAM, mentre l’Atari ST era già dotato di 512 KByte di RAM fin dalla sua prima versione messa in commercio. A differenza dell’Amiga, l’Atari ST non disponeva di chip custom progettati per l’accelerazione delle funzioni grafiche tipicamente usate nei videogiochi, programmi di grafica e montaggio video, né disponeva di chip audio avanzati (la qualità audio di un Atari ST era grossomodo equivalente a quella di un Commodore 64). Tuttavia, la sua maggiore economicità, la frequenza del processore leggermente più elevata rispetto a quella dell’Amiga e la presenza di porte MIDI incorporate, lo resero un computer di successo nell’ambito musicale professionale e amatoriale. Inoltre, in alcuni paesi, in particolare in Germania, l’Atari ST guadagnò grande popolarità come computer economico per applicazioni CAD e Desktop Publishing (software d’impaginazione).

Dopo che l’Atari si ritirò dal mercato dei computer, si creò un mercato per dei “cloni”, ovvero, delle macchine prodotte da terzi, ma compatibili con il software scritto per il TOS, il sistema operativo usato dall’Atari ST e successivi. Come per molti computer del passato, l’Atari ST viene attualmente emulato da numerosi software gratuiti, disponibili per le più svariate piattaforme.

Una attiva comunità di appassionati programmatori ed utenti perpetua ancora oggi la tradizione di un computer economico, veloce e pratico.

L’Atari, in particolare il modello ST-1040, ha dato probabilmente il contributo informatico più rilevante all’utilizzo e alla diffusione di massa del “personal computer” nell’ambito della produzione musicale tramite sequencer (col supporto di diversi software che sfruttavano al massimo le potenzialità di questo piccolo calcolatore, come pr es. “Cubase” della Steinberg). Atari inoltre montava ‘di serie’ l’interfaccia MIDI, che consentiva agli strumenti musicali dotati di questo collegamento di ‘dialogare’ tra loro tramite un codice digitale (MIDI).

Storia

L’Atari iniziò la sua avventura nel mercato delle console e dei computer con la produzione della console Atari 2600 (conosciuta anche come VCS) e con una famiglia di home computer ad 8-bit. Entrambe le linee di prodotti erano basate sulla CPU 6502 ed includevano dei chip aggiuntivi per assistere il processore nelle operazioni grafiche e sonore. In effetti, i computer ad 8-bit avrebbero dovuto essere le evoluzioni della console 2600 ma, in seguito, si decise di produrre degli home computer poiché questo mercato sembrava molto promettente.

La gestione dell’Atari da parte della Time Warner (che ne era la proprietaria) non godeva dei favori dei creatori della console 2600 e delle successive macchine ad 8-bit; alla fine, questi si stufarono ed abbandonarono l’Atari. Un gruppo di questi tecnici, guidati da Jay Miner, nel 1982 iniziarono il progetto di un rivoluzionario computer di terza generazione, basato sul potente processore Motorola 68000; nacque così il progetto Amiga.

Nel frattempo, il mercato degli home computer subì un declino che coinvolse anche il mercato dei videogame, in quello che venne definito il crac dei videogame del 1983. La gestione Warner decise di uscirne fuori il più presto possibile ed iniziò a cercare degli acquirenti per l’Atari. Gli effetti negativi colpirono anche la Commodore International, determinando una discussione fra il presidente della Commodore, Irving Gould, e Jack Tramiel che si concluse con l’abbandono della Commodore, da parte di quest’ultimo, nel gennaio del 1984.

Tramiel fondò subito una propria azienda, Tramel Technology, portando con sé un po’ di persone dal suo staff ex-Commodore, per iniziare il progetto di sviluppo di un nuovo home computer dalle performance elevate. Mentre il team lavorava sul progetto, Tramiel iniziò ad interessarsi all’acquisto dell’Atari dalla Warner. Le originarie intenzioni del team erano quelle di superare le prestazioni del Macintosh, usando una vera CPU a 32-bit, l’NS32032, ma non si riuscì a trovare un accordo con la National Semiconductor, pertanto si dovette ripiegare sul 68000 a 16-bit (che, in effetti, si mostrò più veloce dei primi prototipi dell’NS32032).

Il progetto di base prese velocemente le sembianze dell’ST che venne poi messo in commercio. Esso era caratterizzato dall’utilizzo di molti componenti prodotti da terzi, in contrasto con il trend dell’epoca, di usare un gran numero di chip custom. Il supporto al disk drive era fornito da un chip standard della Western Digital ed il suono era fornito dallo Yamaha YM2149, un clone del General Instruments AY-3-8910, un chip sonoro molto comune nei computer e console dell’epoca. Gli unici chip custom erano rappresentati da un semplice controller per la memoria, un processore grafico chiamato “Shifter” ed un gestore di interrupt chiamato GLUE.

Intanto, l’Amiga necessitava di un compratore o di un investitore e l’Atari, allora ancora gestita dalla Warner, decise di finanziare il progetto (si veda, a tal proposito, il collegamento esterno in fondo alla pagina: “TOP SECRET: Confidential Atari-Amiga Agreement”). In cambio, l’Atari avrebbe ottenuto una licenza esclusiva di un anno sull’uso della tecnologia Amiga. Nel maggio di quell’anno, Tramiel riuscì a racimolare la cifra necessaria per l’acquisto di ciò che rimaneva dell’Atari dalla Warner e procedette con l’acquisto ad un prezzo molto basso, preparandosi per la ricreazione del suo impero informatico.

Tramiel, dopo aver preso il comando della società, cercò subito ad imporre le sue idee e di appropriarsi per intero del progetto Amiga, poiché sapeva che era estremamente valido. Tuttavia, poco prima che l’Amiga venisse completato, la Commodore ne comprò tutto il progetto. Tramiel, ovviamente, si infuriò e ne scaturì una battaglia legale durata anni. Intanto, all’Atari rimase soltanto il vecchio progetto di una macchina a 16-bit non molto avanzata.

I lavori continuarono con il progetto di base iniziato alla Tramel Technology, al quale mancava solo un sistema operativo e così iniziarono le ricerche. Microsoft contattò Tramiel e gli propose il porting (conversione software) del suo Windows sulla piattaforma Atari, ma la data di rilascio sarebbe stata fra due anni, poiché il Windows, all’epoca, si trovava in uno stato embrionale del suo sviluppo; decisamente troppo tempo per una macchina che doveva uscire al più entro un anno. Un’altra possibilità era rappresentata dalla Digital Research, che stava lavorando su un ambiente operativo basato su una nuova interfaccia grafica conosciuta come Crystal e che poi prese il nome definitivo di GEM. La possibilità di scrivere in proprio un intero sistema operativo non fu neanche presa in considerazione, poiché considerata troppo rischiosa.

La Digital Research concedeva in licenza l’uso dei propri sistemi operativi, ma non era interessata al loro porting su altre piattaforme, pertanto, l’Atari inviò un proprio team di programmatori presso la Digital Research a Monterey, che avrebbero dovuto occuparsi della conversione. Ad essi furono consegnate le ultime versioni dei codici per Intel 8086 che furono convertite in codice 68000 in un tempo brevissimo. L’interfaccia grafica lavorava sulla base di un sistema operativo del tipo CP/M-68K e fu resa disponibile per il gennaio del 1985, giusto in tempo per l’introduzione dell’Atari ST al CES (una fiera di elettronica che si teneva ogni gennaio a Las Vegas).

Il CP/M-68K era una conversione diretta del vecchio sistema operativo CP/M. Già per il 1985, si trattava di un sistema operativo piuttosto antiquato come struttura dei comandi e, soprattutto, per la mancanza di un supporto ad un file system gerarchico (ovvero, tutti i file dovevano stare nella directory principale). La Digital Research stava anche sviluppando un nuovo sistema operativo simile al DOS, scritto specificamente per il GEM, il GEMDOS, ma ci furono delle discussioni sulla possibilità di convertire o meno il GEMDOS sull’Atari ST per la data di lancio di giugno. Alla fine si decise di effettuare il porting ed il sistema operativo definitivo dell’Atari ST, combinazione di GEM e GEMDOS, prese il nome TOS. Fu decisamente una buona mossa, poiché il nuovo sistema era compatibile con il formato standard dei dischetti per i PC IBM.

Il computer venne lanciato nel giugno del 1985 col nome di 520 ST. In origine, l’Atari aveva intenzione di rilasciare versioni dotate di 128 Kbytes e 256 KBytes di RAM, con i nomi di 130 ST e 260 ST, ma la rapida discesa dei prezzi delle RAM portò alla decisione di cancellare queste versioni e realizzare unicamente quella dotata di 512 KByte. Nel 1986 fu lanciato il 1040 STF che aveva 1MB di RAM, un alimentatore incorporato ed un floppy-disk a doppia faccia. Negli anni successivi, l’hardware dell’Atari ST rimase pressoché invariato (tranne alcune variazioni descritte in seguito, che però non ebbero il successo sperato). Il bello è che aveva mouse e menù a tendina quando Gates usava i fosfori verdi!

Descrizione

L’Atari 520ST era un’unità che aveva computer e tastiera integrati nello stesso “case” (contenitore dei componenti costituenti il computer) come in altri home computer dell’epoca (ad esempio, il Commodore 64). Tuttavia, in quel periodo il mercato richiedeva una tastiera con un maggior numero di tasti, inclusi i tasti cursore ed il tastierino numerico. Pertanto, il 520ST appariva esternamente di dimensioni molto più grandi, rispetto a quelle dei precedenti home computer ad 8-bit. I primissimi modelli avevano un floppy disk esterno, ma in seguito si decise di integrarlo nel case, anche per diminuire la presenza di cavetti.

L’Atari ST era fornito di un gran numero di porte sul retro della macchina: oltre alle connessioni monitor e alimentazione, l’ST disponeva di una porta seriale RS-232, una connessione di tipo Centronics per la stampante, due porte joystick/mouse Atari-standard, un connettore per un hard disk (SCSI), un connettore per floppy disk, una porta per cartucce e due porte MIDI.

Il case aveva uno stile caratteristico di gran parte delle macchine progettate da Tramiel, con una tastiera angolata ed una serie di griglie sul retro, per l’aerazione. Le macchine Atari sotto la gestione Tramiel furono criticate per i case che non apparivano molto resistenti. Il primo modello 520 sembrava piuttosto fragile e, se da una parte il case del 1040 ST venne reso molto più forte, dall’altra divenne anche più ingombrante. Il modello meglio riuscito probabilmente fu il Mega ST, che aveva una tastiera di qualità molto elevata, separata da un solido case. Tuttavia, questi modelli vennero prodotti in numero limitato poiché erano molto costosi da produrre.

Un fastidioso problema riguardava il floppy disk: i primissimi modelli erano forniti di un floppy disk drive esterno a singola faccia, che poteva memorizzare fino a 360 KByte; il modello a doppia faccia, che poteva memorizzare 720 KByte, era opzionale. A causa di questa scelta iniziale, la stragrande maggioranza dei software vennero memorizzati su floppy a singola faccia, per evitare di tagliar fuori una grande quantità di utenti che avevano il floppy disk drive più economico. E questo proseguì per molti anni avvenire, rallentando la diffusione del formato più capiente.

Originariamente, i progettisti dell’ST decisero di includere, nel sistema operativo, uno “strato di astrazione hardware” chiamato GDOS, che avrebbe consentito ai programmi di disegnare immagini grafiche su qualsiasi dispositivo idoneo (monitor, stampante, ecc.) in maniera semplice ed immediata, senza che il programmatore dovesse essere costretto a scrivere diverse versioni di codice, per ogni dispositivo supportato. Il GDOS non si riuscì a completare in tempo e, sebbene l’Atari promise di includerlo nelle successive macchine quanto prima possibile, in realtà non fu mai portato a termine (probabilmente, per evitare problemi di incompatibilità dei nuovi software sulle prime macchine ST messe in commercio, che avrebbero richiesto la sostituzione della ROM contenente il sistema operativo). Pertanto, gli sviluppatori dovettero scrivere i propri algoritmi di gestione per ogni diverso modello di stampante (come, del resto, avveniva in gran parte delle altre macchine dell’epoca).

L’Atari ST non aveva dei chip grafici per l’accelerazione di funzioni video avanzate e, per risolvere il problema, si decise di includere un chip custom, il “BLiTTER”, nei modelli di Atari ST che vennero messi in commercio qualche anno dopo con il nome di STE (che, probabilmente, stava per ‘ST Enhanced’). Il nuovo chip custom fu ignorato dalla stragrande maggioranza degli sviluppatori, poiché fu introdotto molto tardi e, quindi, la diffusione di tali nuove macchine fu molto bassa. Come se non bastasse, i primi modelli STE messi in commercio avevano dei “bug” a livello di sistema operativo, che determinavano il malfunzionamento di alcuni giochi e programmi scritti per i precedenti modelli ST.

La qualità maggiore dell’Atari ST era la sua relativa economicità, nell’ambito dei personal computer, rispetto ad altre macchine dell’epoca, tecnicamente non molto dissimili da esso, ma ben più costose, come il Macintosh Plus. Fu proprio il favorevole rapporto qualità/prezzo di queste macchine a decretarne un buon successo (ebbe una buona diffusione in Europa, in particolar modo in Germania). Inoltre, l’Atari produceva un monitor 640×400 in bianco e nero per l’ST che, per l’epoca, era di una nitidezza veramente invidiabile; per questo, l’ST ebbe un buon successo nell’ambito delle piccole applicazioni d’ufficio (videoscrittura, foglio elettronico, ecc.) e dei programmi di impaginazione. Da notare che un Atari ST, dotato di un software di emulazione terminale, risultava molto più economico di un vero terminale del tipo Digital VT220 che era molto diffuso nell’ambito degli uffici con computer centralizzato e terminali ad esso collegati. Non si dimentichi, infine, il grande successo dell’Atari ST, in ambito musicale professionale grazie alle sue porte MIDI integrate ed alla presenza di ottimi software di sequencing MIDI.

Specifiche tecniche

Le seguenti specifiche si riferiscono all’originario 520ST:

  • CPU: Motorola 68000 @ 8Mhz;
  • RAM: 512 KiB;
  • suono: Yamaha YM2149;
  • drive: floppy disk drive da 3½” a singola faccia;
  • porte: TV out (nei modelli FM), MIDI In/Out, RS-232, Stampante, Monitor (RGB e monocromatico, porta per Disk drive aggiuntivo, porte Joystick e Mouse;
  • sistema operativo: Atari TOS (acronimo di The Operating System) dotato di interfaccia grafica GEM (acronimo di Graphical Environment Manager);
  • modalità video: 320×200 (16 colori), 640×200 (4 colori), 640×400 (monocromatico), palette di 512 colori.

I primissimi modelli includevano il sistema operativo su floppy disk ma ben presto vennero sostituiti da modelli dotati di sistema operativo in ROM. Dopo circa 6 mesi dall’uscita del primo ST, venne incorporato nella macchina anche un modulatore RF che consentiva alla macchina di collegarsi ad un TV a colori (solo per la bassa risoluzione). Questi modelli erano chiamati 520STm.

Modelli

La serie ST è costituita da un gran numero di modelli che, di seguito, sono indicati in ordine cronologico dopo il primo 520 ST:

  • 520 ST+ – I primi 520 ST dotati di 1 MByte di RAM ma privi di floppy disk interno.
  • 260 ST – Nome europeo per il 520 ST con 512 KByte di RAM. Venne usato per differenziarsi dai modelli 520 ST+ dotati di 1 MByte di RAM.
  • 520 STm – Un 520 ST dotato di modulatore incorporato per l’uscita TV.
  • 520 STfm – Un 520 STm costruito su una nuova scheda madre, ridisegnata per essere inserita in un case più grande che conteneva anche un floppy disk integrato.
  • 1040 STf – Un 520 STfm con 1 MByte di RAM ed un floppy disk a doppia faccia incorporato. Era sprovvisto di un modulatore.
  • 1040 STfm – Un 520 STfm con 1 MByte di RAM ed un floppy disk a doppia faccia incorporato.
  • MEGA2 e MEGA4 – Dei 1040 con 2 o 4MB di RAM, in un case di qualità maggiore e tastiera separata. Questi modelli includevano il chip BLiTTER, ma la ROM del sistema operativo non fu aggiornata, pertanto, per sfruttare nel GEM le funzionalità aggiuntive del BLiTTER, era richiesto il caricamento da disco di una versione aggiornata del sistema operativo.
  • 520 STe e 1040 STe – sonoro migliorato, chip BLiTTER per l’accelerazione grafica, ed una palette di 4096 colori, con case identico a quello della serie 1040.
  • Mega STE – Per gli utenti Atari fu il miglior computer della serie ST, per il più veloce processore Motorola 68020 a 16 MHz, per il processore grafico BLiTTER, per il nuovo sistema operativo TOS 1.4 e per il case di qualità maggiore, con hard disk (SCSI) di capacità fino a 60 MegaByte interno di serie. Bastava togliere una vite per poter sostituire il disco rigido.
  • STacy – Una versione portatile (o quasi) dell’ST. Originariamente studiato per funzionare con 12 batterie standard del tipo C cell (quelle usate nelle comuni torce elettriche), alla fine si decise di escludere questa possibilità poiché le batterie duravano troppo poco e non erano ricaricabili.
  • ST Book (un’evoluzione dell’Atari portatile).

Altri modelli

  • TT 030 – nuove macchine basate sul processore Motorola 68030 con frequenza di 32 MHz, in un nuovo case con tastiera separata.
  • Atari Falcon 030 – un’altra macchina basata sul 68030, come il TT, ma in un case estremamente simile a quello della serie 1040, con degli ulteriori miglioramenti al comparto grafico e sonoro, un processore Motorola 56000 dedicato al DSP (elaborazione digitale dei segnali), un sistema operativo multitasking (su disco) ed una porta LocalTalk per le connessioni di rete.

Esistono anche dei prototipi mai messi in commercio, come lo STylus (un palmare) ed il Falcon 040 (vedi nei collegamenti esterni, in fondo alla pagina), basato su un Motorola 68040, nuovo case e slot.

 

Atari 800

Pubblicato: giugno 24, 2011 in Atari
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From Atarimuseum.com

In 1978 Atari was working on a new chip set for an all new high end video game system.    Ray Kassar became the new CEO of Atari and decided that Atari should produce a line of computers to compete against Apple in the home computer field.   It was decided that the new chip set was to be “frozen” and used only for the new computer systems.   Atari’s all new computer division was born.

Atari would introduce a new line of personal computers based around the MOS 6502 8 bit Processor.   Using the new graphics/audio chip set the computer would come packaged with graphics and sound never before seen in a personal computer system.    Capable of producing up to 128 colors using the CTIA chip (Colleen Television Interface Adapter) and later updated to 256 colors using a GTIA chip (General Television Interface Adapter) and with a maximum resolution of 320 X 192 the new line of Atari computer systems would have spectacular graphics for a system released in 1979. (altro…)

Atari 130XE

Pubblicato: giugno 24, 2011 in Atari
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Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Anche se la Commodore riuscì a passare indenne la guerra dei prezzi, Jack Tramiel acquistò la Atari dalla Warner, pagandola un prezzo bassissimo. L’idea di Tramiel era quella di produrre un computer ad un prezzo estremamente basso.

Le ultime macchine a 8-bit furono presentate il 5 gennaio 1985 al Winter CES di Las Vegas. Erano il 65XE ed il 130XE. Il 65XE era l’erede del 800XL. Originariamente chiamato 900XLF, il 65XE era quasi equivalente al 800XL (ad eccetto del PBI). Il 65XE (versione europea) e il 130XE avevano l’Enhanced Cartridge Interface, una variante del Parallel Bus Interface. Il 130XE aveva 128kB di memoria, accessibile attraverso la selezione di banchi (grazie all’FREDDIE e al chip EMMU). Il modello 800XE, disponibile in Europa, era un 130XE con metà di memoria. La sigla XE significa XL-Expanded. Atari introdusse il 130XE con l’intento di cavalcare la popolarità dell’originale 800XL.

Con il rifiorire del mercato dei videogiochi, trainato dalla Nintendo, Atari produsse il XE Game System (XEGS), rilasciato nel 1987. Il XEGS era venduto assieme ad una tastiera esterna, un joystick, una pistola (XG-1) e un paio di giochi. Questo modello non ebbe mai successo.

Il 1º gennaio 1992, la Atari abbandonò lo sviluppo dei suoi computer a 8-bit.